domenica 27 novembre 2011

Intima direzione
















Civiltà non è soltanto manifestazione di attività prevalentemente intellettuali, ma espressione multiforme e positiva di tutte le tensioni spirituali.
Non è brutale dominio dell’uomo sulla natura esteriore, piegata e alterata ai fini di un ingannevole vantaggio materiale, ma sopra ogni cosa Civiltà è perfetta signoria dell’Uomo sulla propria natura umana, è preordinamento sensibile, ispirato dal senso di gradazioni trascendenti quali emanazioni dello Spirito Divino; di ciò che infonde nell’uomo l’accrescimento delle sue qualità positive, di ciò che rivela la natura del dàimon.
Pertanto Civiltà non è un assetto dogmatico e meno che mai insieme lineare di dati di fatto privi di anima, indistinta espansione di energie fisiche o intellettuali ridotte a sola logica di mercato.
Ogni Civiltà tradizionale al momento della sua più significativa fioritura seppe accordare il senso dell’opera al radioso principio irrazionale che regge la vita universale.
Lo spirito nel suo inverarsi è soggetto a limitazioni assolutamente coincidenti all’idea di destino.

La somma di espansioni umane propriamente civili, degli sforzi delle singole volontà coralmente accordate innalzarono su enigmatici basamenti pietrosi templi perfetti, allineati alla corsa degli astri.
Gli antenati operarono adempiendo una fatale necessità, che intesero essere ispirata, infusa, nei loro cuori dalla maggiore coscienza che presiede alla nascita del Cosmo.
Dico dell’elemento essenziale, del principio creatore impossibile a definirsi se non attraverso la risonanza poetica, nessun indagine storica o archeologica razionalmente pianificate potranno mai comprendere nelle sedimentazioni calcificate di ossa e crani un tempo viventi il brivido trascendente che ne pervase il corpo, il senso della meraviglia che illuminò pupille ora dissolte, lo stupore commosso di un prodigio augurale.

Intendo il senso di una segreta forza interiore, unica vera ricchezza umana che possiamo ancora percepire seppur debolmente per mezzo della nostra sensibilità profonda, una luce fioca posta nel luogo più remoto della nostra qualità sensibile e che definisco come la pura preveggenza della sensibilità sensitiva.
Qualcosa che ravviva la nostalgia, il ricordo intuitivo per il misterioso ideale, l'accordo lirico coincidente al coro che gli Argonauti intonarono nel tempo della loro spedizione.
Un canto capace di ridestare la meraviglia negli stessi Dèi e infondere ulteriore luce alla vastità universale. L’allegoria racchiude l’eminente verità.

Molteplici ombre si sovrappongono davanti al nostro sguardo costringendoci ad una visione spenta delle circostanze esistenziali.
Fervori lugubri hanno progressivamente guastato l’intelletto e l’attitudine al fare per realizzare degradata in una deformità tecnologico-razionale che progressivamente dissecca le nostre radici spirituali.
Il loro nutrimento affonda nella positiva, metastorica, forza enigmatica in grado di ridestare la più alta delle vitalità alla coscienza - intelligenza d’amorosi sensi - rendendoci interiormente robusti e liberi.
Questa rissa selvaggia consumata ogni giorno nelle nostre menti ci sfibra intimamente ed è il nucleo oscuro della fragilità strutturale di noi moderni, prevalentemente condizionati dalla realtà industriale.
Non comprendiamo più l’azione deleteria ad opera di negatività coscienti, addensate su differenti piani dimensionali affatto separati dal nostro e permettiamo che queste ci vampirizzino quotidianamente.

E' inutile standardizzare le misure della vita materiale senza curarsi dell’uomo, della formazione sana della sua personalità ora aggiogata alla continua reiterazione di messaggi ingannevolmente stimolanti ma in realtà supportati da contenuti puramente necrofili diffusi attraverso la connessione di quanto è più meschino alla massima delle sofisticazioni utili al condizionamento dei pensieri e desideri stessi.
Opera ispirata sarà rigettare nell’immondezzaio dei rifiuti pericolosi ogni idea di falso messianismo, ogni considerazione intellettuale mirante a disincarnare i valori dello spirito dalla materia.

La via etica è necessariamente Stoica-Neoplatonica, (tensione interiore poi riversatasi nel più alto cristianesimo) vissuta attraverso l’esercizio della Temperantia, che vale "correggere", "mescolare per temprare", spiritualizzare il proprio temperamento mediante una sensibile adesione alla gravità materiale.
Discendere in sé per rinvenire la gioia di una libertà profonda innestata ai misteri stessi del tempo.
Essa è l’arte del tempo, la sua virtù che regola il grado di calore, di cottura, la misura di preparazione interna al nostro Vaso.
Temperante è colui che ha il sentimento del tempo.