giovedì 8 dicembre 2011

essere italico























Questo diario virtuale costituisce una testimonianza.
La testimonianza di un’amorevole inclinazione offuscata dall’impronta aridamente razionalista della presente Età.
Non si tratta di affermare una qualsiasi abilità, sarebbe indegno, ridicolo.
Esprimo solo un’attitudine affine al senso artigianale della realizzazione interiore che dovrebbe essere propria alla vita dell’uomo.
Anelo al risveglio del Genio Italico-Latino, che sento essere latente in me come traccia melodica guida delle più profonde suggestioni dell’animo, riguardante la medesima grandezza espressiva del caritatevole tremore dipinto sulle rocce della Val Camonica, sui muri pompeiani, così come nelle pitture paleocristiane e nelle abbazie medievali.
Tremore dipinto attraverso le stagioni delle grandi idee liriche coralmente costruite con ragionata e concreta immediatezza realizzativa, in grado di conferire alla composizione scenica una dilatazione capace d’avvolgere la coscienza dentro l’incantesimo che è uno fra i più necessari e reconditi sprigionati dalla vita per infondere la maggior verità di se stessa a se stessa.
La medesima prerogativa è patrimonio d’ogni espressione tradizionale, ogni popolo ha i suoi prestigi irrimediabilmente corrosi dall’attuale marea moderna.
Ogni uomo è seme di prodigi possibili, noi svigoriti e disincantati non prestiamo fede a questa verità.
Non prestiamo fiducia al senso più autentico del Culto (ad esempio la Chiesa che ha rinnegato la verità evocativa del canto Gregoriano dissolto con nenie melliflue e intorpidenti la necessaria tensione liturgica).

Ogni uomo è simbolo del più profondo enigma affacciato alla vita del Cosmo e partecipe di un immenso, invisibile, Gioco universale fluente attraverso le nascite e le dipartite dalla vita fisica, dove la materia stessa è l’ancestrale supporto magico dei dominii rivelati e occulti propri ad ogni grado delle gerarchie che vi operano.
L’immensa dispersione energetica che caratterizza l’imminente transito epocale, è direttamente legata al sovvertimento sintetico in atto e che mira a predare l’anima del mondo attraverso il dominio delle nostre stesse suggestioni.
Le suggestioni sono le radici dell’anima.
La domanda essenziale è cosa resterà dell’uomo.

Non in altre modalità lo spirito potrà ottenere rifugio se non attraverso un suo ripiegamento nell’interiorità offertaci dal presente involucro fisico: involucro enigmatico, oggi assolutamente svigorito dall’attuale età della sola tecnica, l'età dell'estrema manipolazione psichica; una manipolazione globalmente perseguita.

Quale deve essere la mia reazione? E' necessario che io reagisca in quanto la mia reazione partecipa di altre già avviate e potrà informare altre ancora ispirate al medesimo senso in quanto ogni cosa è intrecciata ad un altra per mezzo di un sacro filo che da sempre unisce il risveglio delle anime; anche in questi tempi di torpore audio-visivo elettromagneticamente indotto.

“Scava nella tua interiorità; dentro di te sta la fonte del bene, suscettiva poi di zampillare sempre in su, qualora tu proceda (devotamente) in questo lavoro di scavo”.
Così Marco Aurelio esorta se stesso nei Colloqui: VIII, 58.

Scavare in noi stessi per scoprire quanto di superiore e divino la nostra natura possiede e procedere per chiare ispirazioni, continuamente invocate e che recano in sé le forme, i sigilli aurei di un’arte umana quanto divina.

Roma è la mia Dèa, una Dèa oltraggiata già ai tempi dei Cesari.La Roma prima di Roma. Penso ad una chiara infinità posta sopra il Palatino, cinto dal fiume sacro che è d’oro al sole e argento lucente sotto la quieta Luna. Qui sognano commossi Auguri e Re-sacerdoti estatici, con un segno della mano tracciato nell’aria creano l’orizzonte e l’identità lirica dell’universo.